Bersaglio mobile by Alberto Mantovani

Bersaglio mobile by Alberto Mantovani

autore:Alberto Mantovani [Mantovani, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852085642
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Gli anticorpi, missili intelligenti

Gli anticorpi costituiscono forse la prima arma dell’immunità nell’immaginario collettivo. Presenti nel sangue,1 sono particolari e specifiche proteine prodotte da alcune cellule del sistema immunitario (i linfociti B o cellule B) in seguito alla stimolazione di sostanze estranee che entrano nell’organismo, gli antigeni. La funzione degli anticorpi è proprio quella di riconoscere queste sostanze estranee, attaccarsi fisicamente a esse per ucciderle attivando una cascata molto complessa detta «complemento» che, alla fine, buca letteralmente la membrana della cellula bersaglio causandone la morte. Inoltre, gli anticorpi rendono la cellula cui si sono legati riconoscibile, e dunque attaccabile, da cellule del sistema immunitario. In particolare, da due killer di professione che abbiamo già incontrato nelle pagine precedenti: i natural killer (NK), che le uccidono, e i macrofagi, che le divorano.

Possiamo pensare agli anticorpi come a missili o pallottole intelligenti, perché riconoscono con una specificità assoluta piccoli pezzi dell’antigene contro cui sono rivolti.

La conoscenza e l’uso degli anticorpi hanno cambiato la cura delle malattie infettive. Il loro primo utilizzo risale al 1890 quando, a Berlino, Emil von Behring e Shibasaburō Kitasato resero un animale immune dalla difterite semplicemente iniettandogli il siero ottenuto dal sangue di un cavallo guarito dalla stessa malattia, e dunque immunizzato. I due medici scoprirono2 così che, in seguito all’introduzione di molecole nocive prodotte dai batteri, le cosiddette «tossine», l’organismo produce sostanze specifiche dette «antitossine», capaci di neutralizzare o prevenire il danno dei patogeni. La resistenza all’infezione data dalle antitossine può essere trasferita attraverso il siero di un donatore immunizzato, a scopo sia preventivo sia curativo: iniettato ai primi sintomi della malattia, il siero ricco di antitossine è in grado di portare alla guarigione.

Nel 1891 Paul Ehrlich diede il nome di «anticorpo» al componente del siero in grado di rispondere in maniera specifica a un determinato patogeno. Ma come si producono gli anticorpi?

Alla fine dell’Ottocento lo si faceva immunizzando capre o cavalli con la sostanza contro cui si volevano dirigere questi «missili». A lungo gli anticorpi prodotti in questo modo sono stati utilizzati per realizzare il siero antivipera, che proteggeva dal morso dei serpenti seppur provocando, a volte, pericolose reazioni. Questa tipologia e tecnologia di produzione aveva infatti limiti molto evidenti. Tuttavia, si utilizza ancora per mettere a punto sieri contro i veleni di serpenti o insetti: un problema grave nei Paesi in via di sviluppo, che però hanno, purtroppo, difficoltà nel produrli.

Ci è voluto quasi un secolo perché si facesse un salto di qualità in quest’ambito. A metà degli anni Settanta del Novecento, il biochimico di origine argentina César Milstein e il biologo tedesco Georges Köhler misero a punto la metodologia degli «anticorpi monoclonali»,3 una tecnica che consente di produrre in laboratorio, in modo sicuro, una quantità illimitata di anticorpi, l’uno assolutamente identico all’altro e dotati di grande specificità, ossia diretti contro un particolare bersaglio. La tecnologia degli anticorpi monoclonali si è evoluta nel tempo: grazie all’ingegneria genetica, questi anticorpi creati in laboratorio sono stati via via resi più simili a quelli umani. E oggi, grazie a



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